Il Divorzio tra Brasile e Football

MININOTIZIARIO AMERICA LATINA DAL BASSO, n.5/2014 dell’11.05.2014

A CURA DI ALDO ZANCHETTA 

Fra poco meno di un mese in Brasile avrà inizio la Coppa del Mondo di calcio e sarà festa grande. Per chi però? Qualcuno tenterà di guastare la festa?

La Copa

Il Brasile sarà per un intero mese al centro dell’attenzione mondiale e può darsi che l’immagine di paese prepotentemente emergente dal punto di vista economico ne esca ammaccata. I più recenti sondaggi di opinione indicano che oltre il 52% dei brasiliani è ostile all’evento: incredibile per il paese dove il calcio ha sempre avuto un posto preminente nella vita dei suoi abitanti. E a quanto sembra questa disaffezione non sarà del tutto pacifica e potremo forse assistere a una immagine diversa del paese esaltato negli anni di Lula come luogo di un miracolo economico dove tutti hanno guadagnato: le banche, le grandi corporations, i cittadini.

Raul Zibechi, il giornalista uruguayano apprezzato per le sue analisi sociali, ha dedicato un libro importante a questo grande paese che è il perno della politica sudamericana e uno dei 4 componenti del BRIC, il “club” delle nuove potenze emergenti (o ri-emergenti) e cioè Brasile, Russia, India e Cina. Un libro da leggere, sul quale torneremo: Brasil potencia. Entre la integración regional y un nuevo imperialismo. Per chi segue le vicende latinoamericane avere il polso di quello che accade in questo paese è indispensabile. E l’argomento “grandi eventi” riguarda da vicino anche noi (Milano Expo, 2015). Dedicheremo alcuni puntate alle vicende in corso in Brasile, dal punto di vista politico, economico e sociale.

Torniamo, per iniziare questo percorso, alla Copa, cercando di capire come mai quella che doveva essere una grande festa di popolo si è trasformata in fonte di aspro conflitto sociale, conflitto latente per lungo tempo e esploso inizialmente per altri motivi, silenziato dai successi economici e dalla popolarità di un presidente, Lula, fino alle grandi manifestazioni del giugno 2013, causate dell’aumento del prezzo dei trasporti urbani e che hanno coinvolto 353 città del paese. Parzialmente attenuatesi per alcuni mesi altre manifestazioni, di genere diverso, sono riprese a dicembre scorso con il fenomeno dei rolezinhos, i giovani manifestanti per lo più afro-brasiliani, che si concentravano per manifestare nei luoghi del lusso, i grandi shopping-center di San Paolo, Rio e altre grandi città. Questi inattesi fenomeni di protesta faranno parte di una attenta analisi successiva mentre ora ci concentriamo sull’ormai imminente evento calcistico.

Grandi eventi e tangenti: abbinata d’obbligo

I recenti gravi episodi di corruzione a Milano per l’Expo del 2015 ci aiutano a capire meglio cosa rappresentano realmente a livello globale i cosiddetti “grandi eventi”, dalle Olimpiadi ai vari campionati mondiali dei vari sport e alle grandi manifestazioni internazionali: un grande business, innanzi tutto, grazie alle ingenti somme di denaro stanziate dai governi per le varie opere e giustificate dalla “grande opportunità economica per il paese”. E la corsa delle grandi imprese coinvolte, da chi deve costruire a chi deve gestire i servizi, trascina con se una compagna di viaggio ineliminabile, la corruzione. E più grande è la torta, più grande il desiderio di sedersi alla tavola. Scrive sul suo blog l’analista Aldo Gianulli: <<Oggi sono più tranquillo. In effetti, che ci fosse un mega affare come l’Expo e non ci fossero già le prime mazzette, era cosa che un po’ mi inquietava: come dire che questo paese non è più lo stesso. Pensieri foschi mi attraversavano la mente: “C’è l’Expo e non rubano? E che lo hanno fatto a fare? I politici italiani e i connessi faccendieri non rubano: crisi dell’identità nazionale!”. E, invece, adesso i conti tornano ed è tutto regolare: se c’è un appalto c’è una tangente, è tutto perfettamente simmetrico.>>

Per la Coppa del Mondo, e così per gli altri grandi eventi, la corruzione nasce nel momento stesso stessa della scelta del paese “fortunato”, e spesso inizia proprio dall’ansia dei governi di assicurarsi la sede nel proprio paese. Le “bustarelle”, sembra, iniziano già lì.

Il ruolo della F.I.F.A.

Vediamo il nostro caso e il suo peccato d’origine, facendoci guidare da un noto giornalista brasiliano, Éric Nepomuceno: <<Basta vedere il caso della Confederazione Brasiliana di Football, la C.B.F., una entità privata nella quale lo Stato non ha ingerenza, benché apporti un buon numero di milioni di dollari all’anno.>> Il suo attuale presidente, José Maria Marin, presiede anche il comitato organizzatore della Coppa. Un mascalzone di lungo corso, fin dall’epoca in cui, da politico, collaborava con la dittatura dei militari (1964/1985), facendo arrestare personaggi da lui indicati come “comunisti”. Fra questi il direttore giornalistico della emittente statale Cultura, Vladimiro Herzog, morto sotto tortura. Forse per questo la presidente Dilma, pure lei a suo tempo torturata, rifiuta di riceverlo. Marin è presidente della C.B.F. da due anni. Prima di lui fu presidente per 23 anni Ricardo Teixera, che arrivò anche alla vicepresidenza della F.I.F.A., la Federazione Internazionale del Football, altra centrale di malaffare. Qui si dilettò di tangenti (45 milioni di dollari quelle accertate). Estromesso, vive in Florida, ma non come ricco disoccupato. Uscito dalla porta anche della C.B.F. rientrò subito dalla finestra con un contratto di consulenza e un salario di ottantamila dollari al mese oltre a parte degli incassi delle partite amichevoli della nazionale brasiliana, che vengono da lui decise. Conduce vita “riservata” a Miami, con una Porsche e due Mercedes in garage e uno yacht Azimut da 67 piedi, del valore di 2 milioni di dollari, ancorata a lato dell’ampio giardino di casa. Naturalmente la F.I.F.A. lo onora ancora di importanti consulenze. Scriveva Nepomuceno, or è un anno, su La Jornada (Brasil, Futbol y Corrupción): <<Dal marzo del 20112 Teixeira non torna in Brasile. Non vuole correre il rischio di vedersi ritirato il passaporto e di dover rendere conto alla giustizia. Non è tornato neppure in Svizzera, dove i tribunali lo accusano di aver incassato altri 13 milioni di dollari di “mancia” da uno dei fornitori della stessa F.I.F.A. quando era vicepresidente. Si,si, è certo: vi è corruzione nel football di tutto il mondo. Però un qualche giorno si faranno i conti di quanto si é rubato e si ruba nel Mondiale dell’anno che viene. Che non esista dubbio alcuno: saremo campioni anche in questo.>> (I – continua)

Lascia un Commento