In Grecia non sappiamo piú per chi votare

di Caterina Amicucci (scritto per comune-info)

«Che dire? Qui è un casino siamo tutti disorientati», mi dice Iassonas, attivista di Sostetonero (Salviamo l’acqua) e fino a ieri militante di Syriza, in un caffè nella piazza Aristotele di Salonicco. Iassonas è un insegnante  precario che ogni anno viene spedito in un’isola diversa. Quest’inverno ha insegnato a Tilos, 19 ore di nave da Atene, è tornato dalla sua famiglia solo durante le vacanze di Natale.

«Quello che è successo è incomprensibile e schizofrenico. Dopo aver generato un’aspettativa enorme nella gente, non solo in Grecia ma in tutta Europa, adesso ci troviamo in una situazione imbarazzante. Alle persone io non so più cosa dire. E’ ovvio che non posso continuare a far parte di un partito che ha tradito la sua stessa ragion d’essere. Tsipras avrebbe dovuto riconoscere che la strategia di stare nell’eurozona senza austerity è irrealizzabile, convocare nuove elezioni e riorganizzare le posizioni del partito. Invece ha fatto accordi con la destra per portare a casa il nuovo memorandum, è una amnistia implicita dei responsabili del nostro disastro e noi ci ritroviamo peggio di prima».

soshalkidiki

L’aria che si respira a Salonicco è di sospensione e confusione. C’è molta amarezza. In strada carpisco una conversazione tra due madri mentre, sul marciapiede di fronte, passeggia il vice-ministro delle finanze: «Abbiamo dato cinque anni della nostra vita nelle strade e adesso questi qua fanno accordi con Nuova Democrazia». Il prossimo 20 agosto Syriza chiederà la fiducia in Parlarmento. Le opposizioni che lo hanno aiutato a portare a casa il terzo memorandum, quello che fra tutti avrà gli effetti più duraturi, hanno dichiarato che voteranno contro, come anche i 47 dissidenti interni al partito di Tsipras. Molto probabilmente il governo cadrà e saranno convocate nuove elezioni per fine settembre. Syriza si dovrebbe spaccare in due. Nascerebbe una nuova formazione che potrebbe raccogliere il consenso di Zoe Konstantopoulou, l’attuale presidente del parlamento, l’ex-ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, l’appoggio dei partiti extraparlamentari di sinistra e di una parte dei movimenti sociali. Ma tutto è ancora in divenire, in questo caldo ferragosto greco. Chi è rimasto attivo in città brancola nel buio e nell’ansia.

Anche Kostas, sindacalista in EYATH, l’impresa che gestisce il servizio idrico a Salonicco, e attivista del movimento contro la privatizzazione dell’acqua, Iniziativa 136, si mostra basito: «Dopo aver organizzato il referendum contro la privatizzazione dell’acqua lo scorso anno, e dopo aver ottenuto una sentenza favorevole della Corte costituzionale, adesso ci ritroviamo di nuovo le società del servizio idrico nel fondo privatizzazioni. In questi mesi il governo non ha fatto nulla di quello che aveva promesso, a parte riaprire la TV pubblica».

In effetti, la ERT è stata riaperta a maggio, anche se con un organico dimezzato e una sorta di discriminazione dei protagonisti dell’occupazione durata due anni nella sede di Salonicco. A nessuno di loro sono stati affidati compiti di responsabilità nei notiziari, sono stati tutti destinati ai programmi di approfondimento. «Da una parte io preferisco», mi dice Christina giornalista della ERT, «ho più libertà nei programmi di approfondimento e adesso, dopo quasi due anni di autogestione, non ne avrei potuto più fare a meno».

«C’è un mio collega che votava Nuova democrazia», continua Kostas, «poi ha votato per il Pasok, poi Syriza. Adesso cosa dovrebbe fare? Diventare anarchico? Il problema è che tra un mese andremo alle elezioni e non sapremo per chi votare. Nessuno ha più  fiducia in niente. Penso che ormai l’unico modo è prendere in mano le nostre vite, organizzarci dal basso con iniziative sociali e modelli economici alternativi e smettere di sperare che la soluzione arrivi dall’alto».

soskalkidi

Proprio per discutere di questo, molti dei partecipanti ai movimenti si sono dati appuntamento da domani, martedì 18 agosto, a Ierissos, nella penisola calcidica, per un campeggio anti-autoritario. Quello che sembrava essere un appuntamento della frangia libertaria è diventato un’altra cosa. E’ riuscito a coinvolgere un ampio settore sociale del paese e, soprattutto, a comunicare all’esterno. Sono infatti 280 i delegati stranieri registrati, un numero che supera largamente ogni più rosea aspettativa. Molti i tedeschi di Blockupy , che sono anche co-organizzatori dell’evento.

Ci aspetta una settimana di discussione, di lotta e di socialità. L’assemblea di apertura è prevista per questa sera e sarà animata dal racconto di molte lotte. Si vadalla Grecia ai No Tav della Val di Susa, passando per Istanbul, con il movimento di Gezi Park. L’apice del campeggio sarà una grande manifestazione alla miniera d’oro e rame di Skouries, un progetto di cessione dello sfruttamento del territorio alla multinazionale canadese Eldorado Gold che, negli ultimi anni, ha già visto una repressione molto dura contro le proteste. «Ciao cara, ci vediamo lì», si congeda Iassonas «e speriamo che la polizia non faccia problemi. Siamo picchiati per strada dalla polizia del nostro stesso governo, te ne rendi conto?». Si, me ne rendo conto. Ciao.

Lascia un Commento