Ottobrata elettorale in America Latina

MININOTIZIARIO AMERICA LATINA DAL BASSO n.12/2014 del 6 settembre 2014,  A CURA DI ALDO ZANCHETTA

OTTOBRATA ELETTORALE IN SUDAMERICA:BRASILE IL 5, BOLIVIA IL 12, URUGUAY IL 26.

Una rassegna impegnativa, quella pre-elettorale in questi tre paesi. Non senza una possibile sorpresa nel più importante dei tre, il Brasile, ritenuta impossibile ancora un mese fa. Andiamo con ordine e cominciamo da questo paese.

Nel mininotiziario n.8/2014 del 26.06.2014 avevamo fatto una prima recensione del libro di Raúl Zibechi, Brasil Potencia.

I tempi corrono veloci in epoca di globalizzazione. Il libro fu pubblicato nel marzo 2013, quando le grandi manifestazioni popolari non erano ancora cominciate e quando la Coppa del Mondo era un evento ancora futuro. Ma anche quando alcuni preoccupanti indici finanziari erano solo a livello di sola preoccupazione. Oggi, a un mese dalle elezioni, il paese è ufficialmente entrato in una recessione tecnica. E non è la sola novità, come vedremo.

Questo non invalida l’analisi del libro, ovviamente, ma ne consiglia un supplemento. Ed anzi rende la sua lettura ancor più opportuna. Nel paese infatti sembrava che la presenza critica di tradizionalmente forti movimenti sociali (vedi il Movimento Sem Terra) fosse stata riassorbita dall’andata al potere di un governo di sinistra (o centro-sinistra, per quel che valgono queste parole) e che tutto stesse procedendo lungo una via trionfale da tutti riconosciuta e ammirata e di cui la Coppa del Mondo del 2014 e le Olimpiadi del 2016 avrebbero costituito il riconoscimento agli occhi del mondo.

Per questo le grandi  manifestazioni popolari del giugno 2013 in 353 città brasiliane costituirono un’autentica sorpresa che disorientò governanti e analisti. Si parlò di un evento sorprendente tuttavia spontaneistico ed effimero, facilmente riassorbibile. La destra tentò di impadronirsene e la sinistra di squalificarlo come rigurgito conservatore, secondo schemi già noti.

Non è stato così, e seppur fra oscillazioni verso l’alto e verso il basso, il fenomeno si è protratto fino allo svolgimento della Coppa del Mondo e sta andando oltre, con conseguenze imprevedibili, complice il fato.

Il 13 di agosto la avioneta con a bordo Eduardo Campos, il candidato presidenziale del PSB, il Partito Socialista Brasiliano, già alleato di governo del PT, è precipitato causando la morte dei suoi occupanti. Campos non aveva obbiettivi di un successo a breve, ma sganciandosi dalla compagine di governo aveva di mira la campagna del 2018, e quindi cercava un esito onorevole ora come trampolino di lancio,e a tal fine aveva “arruolato” come vice presidente Marina Silva, la antica ministra dell’ambiente di Lula, che come candidata del partito verde nelle presidenziali del 2006 aveva ottenuto il 19% dei consensi. Fuori discussione ogni pericolo per la rielezione di Dilma Roussef, che il PT ricandidava alla presidenza. Il suo avversario più diretto, battuto anche lui sulla carta, era Aecio Neves, il candidato del PSDB, il Partito Social Democratico Brasiliano del già due volte presidente Fernando Henrique Cardoso (dal 1995 al 2003), che tutt’al più avrebbe potuto costringere Dilma ad essere eletta al secondo turno anziché al primo.

Deceduto Campos, la candidatura del PSB è passata, non senza contrasti, a Marina Silva. I primi sondaggi nel nuovo panorama sono stati sorprendenti: parità fra Dilma e Marina al primo turno col 44% ciascuna e netto vantaggio della seconda al secondo turno.

Di malessere quindi in giro ce ne era, e tanto! Altro che temporanea esplosione di malcontento congiunturale. Tanto da far pensare che l’entrata in lizza di una candidata, certamente contraddittoria e discutibile ma con buona popolarità come Marina, possa rimescolare le carte. Fatto non di poco conto la sua eventuale vittoria, in un paese che ha acquistato un ruolo internazionale di grande rilievo, e che avrebbe certamente ripercussioni in America Latina e oltre.

Restano due fatti da esaminare più a fondo: la reale natura del malessere oscuro e confuso che serpeggia nel paese e la consistenza delle ombre sull’economia e i conseguenti riflessi sui programmi elettorali, cosa che faremo a tappe forzate nei prossimi due mininotiziari, per dedicarci poi alla Bolivia e all’Uruguay.

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